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ABSTRACT
STORIE D'AMORE E DI SOFFERENZE
Accanto a don Dolindo, segnato da un particolare
carisma, esistono altri preti, forse non santi quanto lui, che riescono
a vivere la continenza con convinzione, ve ne sono altri che percepiscono
il celibato come una condanna insopportabile e ne soffrono. Di questi
vi sono quelli che si lasciano andare a storie più o meno
saltuarie e segrete e altri ancora che scelgono la via della chiarezza
e, prima o poi, decidono di sposarsi. Sono questi i casi di cui
intendo occuparmi.
Le storie qui raccolte provengono da testimonianze di preti e delle
loro donne. Sono preti che lasciano il ministero sacerdotale, la
maggior parte, per vivere l'esperienza del matrimonio o perché
sono in attesa di viverla..
Nei casi che esamineremo, si troveranno risvolti teneri e drammatici
che colpiscono per l'intensità dei sentimenti.
Il prete che sceglie il matrimonio viene catapultato in un mondo
non suo, solo e abbandonato da tutti, salvo che dalla donna sua
sposa. Egli si sente prete e resta tale, ma la Chiesa lo espelle
e il mondo civile non lo accetta.
Avrebbe potuto vivere il suo rapporto amoroso in clandestinità,
senza che si sapesse (ligio alla norma si non cast tamen caute)
e allora la Chiesa comprensiva e magnanima perdona e assolve: gli
uomini sono deboli! Ma se si vuole instaurare un rapporto alla luce
del sole, se si vuole salvaguardare la dignità della donna
e non relegarla al ruolo di concubina, se si vuole essa come moglie,
legittima madre dei propri figli, allora tutto cambia.
Il prete ha tradito la sua promessa, il religioso il suo giuramento
e come traditori sono considerati da taluni vescovi . Traditori
e fedifraghi sono coloro che abbandonano il ministero sacerdotale
e come tale devono essere allontanati! "Il pericolo dello scandalo
c'è e non si può lasciar correre".
Sono queste le dichiarazioni ufficiali che sfuggono di tanto in
tanto dalla bocca di alcuni vescovi, qua e là, interpellati
e che lasciano perplesso il povero intervistatore. Non si può
però nascondere che accanto a queste dichiarazioni ve ne
sono altre più compiacenti e certamente più conformi
allo spirito di carità e d'amore che la Chiesa propugna.
Un amore ribelle.
La compagna di Alberto è Elena Erzegovesi
, una giovane donna dai molteplici interessi, laureata in filosofia,
è scrittrice, musicista e pittrice d'icone. Vive da due anni
e mezzo con Alberto con cui ha una relazione d'amore e sono in procinto
di sposarsi. Dalle sue parole emerge la sensibilità dell'artista,
la finezza dei sentimenti e la delicatezza d'animo.
"Siamo nel terzo millennio eppure ancora una
storia d'amore suscita più scandalo di un atto di violenza
- mi dice Elena - bisognerebbe ricordare che l'unico messaggio che
Gesù ci ha lasciato è: Amerai. Mentre nel mondo cattolico
paradossalmente l'amore è la cosa più difficile da
vivere.
Forse se si considerasse maggiormente l'amore come unica legge,
se ci si ricordasse che ogni esperienza di vero amore proviene da
Dio si inizierebbe ad inventare qualcos'altro che rifiutare l'assoluzione
in confessionale o effettuare una scomunica".
Parliamo della sua storia d'amore
La storia d'amore, che vuole conoscere e che sto
vivendo, ha una trama tanto difficile e delicata quanto appassionante.
Ci sono molti che hanno avuto ed hanno interesse a contrastarla
perché stiamo parlando di un amore vietato dalla legge: Alberto
è un sacerdote ed è stato Priore di una comunità
monastica.
Titoli e riconoscimenti non hanno però mutato la sua natura:
per undici anni ha continuato a vivere con semplicità la
sua promessa di povertà, castità ed obbedienza perché
quella era la dimensione che, per quel lasso di tempo, per scelta
e senza sforzo, ha voluto dare al suo rapporto con Dio.
Ma, poiché la vita è in continuo mutamento, per tutti
e non solo per gli studiosi di filosofie orientali, quel tempo è
arrivato al suo compimento e qualcosa è cambiato.
Mi chiarisce cosa è che è cambiato?
Cosa è che induce un uomo a tornare su i suoi passi? La vista
di una donna che scatena in lui sentimenti prima ignoti, o si fanno
largo nel suo animo convinzioni in contrasto con le sue scelte iniziali?
In realtà Alberto, come in questi anni ha
sempre affermato, non è mai "tornato sui suoi passi".
Un giorno, come testimonia con un suo scritto, qualcosa in lui ha
cominciato a gridare a gran voce che il rapporto con Dio non poteva
essere così crudele dal pretendere l'esclusione di un rapporto
d'amore privilegiato. Non poteva tagliar fuori ciò che Gesù
Cristo incarnatosi sulla terra aveva reso sacro: il corpo come meraviglioso
strumento di gioia per esprimere amore e non un amore indifferenziato
ma rivolto all'essere umano prediletto.
Solo attraverso l'esperienza intensa e vitale di
un amore reale, manifestazione e dono dell'amore di Dio, può
essere possibile amare davvero ogni persona e in modo diverso.
Come dice Gesù nel Vangelo, non si è trattato quindi
di rinnegare un'esperienza ma di portarla a compimento.
Dunque si tratta di una rivalutazione del concetto
di amore: non più un amore generico per tutti, un amore distaccato,
ma anche un amore mirato?
Da sempre i testi sacri insegnano che l'amore è
il motore del mondo. Non è possibile ingabbiarlo o viverlo
in modo generico, nemmeno "le grandi acque possono spegnerlo",
recita il Cantico dei Cantici. E solo chi conosce l'esperienza dell'amore
per un "tu" prediletto può dire di conoscere l'amore.
Alberto ha vissuto questo sulla sua propria pelle, ha incontrato
me non puro spirito ma una donna in carne, sangue ed ossa, inguaribile
sognatrice, certa che fosse possibile portare a compimento in una
semplice relazione umana d'amore tra un uomo e una donna il desiderio
di trascendenza che mi accompagnava fin da quando ero bambina.
Molti mi avevano detto che il mio desiderio non poteva divenire
realtà su questa terra allo stesso modo come molti avevano
detto ad Alberto che l'amore per Dio nella vita monastica era esclusivo
e non poteva lasciar spazio all'amore particolare per un essere
umano.
Nonostante questo io ho continuato a credere che un incontro così
fosse possibile qui ed ora e lui che il percorso dell'amore non
si divide e non può dividere ma solo moltiplicarsi, che cresce
con il crescere dell'intensità in noi e fuori di noi. Che
l'Amore, almeno quello di cui parla Gesù, è un amore
"esagerato", che non è possibile regolamentare,
normalizzare, contenere, confinare, che va contro il buonsenso comune
e può rendere vana ogni legge.
Per noi sognare è stato lo strumento di salvezza grazie al
quale ci siamo incontrati.
Veniamo alle difficoltà, ai contrasti.
Una ragazza innamorata
È uscita da poco dall'adolescenza, la piccola Annina. La
sua sarebbe una storia simile a quella di tante sue coetanee se
non avesse una particolarità (non voglio chiamarla anomalia),
si è innamorata di un seminarista. Quando ho letto questa
lettera ho provato tanta tenerezza, ho sentito il sommesso grido
d'aiuto che lei mi rivolgeva e l'incapacità di andare in
suo soccorso, mi ha lasciato un vuoto difficile da colmare:
Egregio Dottore 27 aprile 2002
Mi chiamo Annina, vorrei innanzi tutto ringraziarla
per aver preso la decisione di scrivere un libro su un argomento
quale il celibato ecclesiastico. Si tratta di una scelta coraggiosa
di questi tempi in cui la Sacra Romana Chiesa tiene nel maggior
nascondimento possibile la soluzione di degrado che si sta verificando,
proprio a causa di un problema tanto spinoso e ingombrante.
La mia non è la storia di moglie di un sacerdote. La mia
è la storia di una ragazza che da due anni è innamorata
(badi bene non uso con leggerezza il termine amore, ma nel suo più
alto e profondo significato) di un seminarista. Da più di
un anno viviamo quella che è nello stesso tempo una storia
di amore, di crescita, di scoperta, ma anche di sofferenza per non
poter uscire allo scoperto, e sì che saremmo l'invidia di
molte coppie, con il nostro entusiasmo, la voglia di voler fare
mille cose insieme, i momenti di dialogo e di preghiera, la serenità
e l'equilibrio che si sono instaurati tra noi in modo graduale e
naturale. Potrà sembrare strano o forse incomprensibile,
ma io non voglio assolutamente che lui abbandoni la strada intrapresa
con passione autentica da otto anni e che tra due lo porterà
a diventare sacerdote. Anzi, nel momento in cui si trova in crisi
(non si era mai innamorato prima di allora) sono stata il suo primo
sostegno. Questo per dirle che la scelta di essere sacerdote è
ben compatibile con quella di poter vivere appieno anche un grande
amore, anzi le dirò che se una donna sceglie di stare accanto
a un sacerdote per tutta la vita è anche perché sa
di voler e poter condividere il cammino che è tenuto a percorrere
quell'intermediario tra il Cielo e la Terra, con le gioie, le rinunce,
le sfide che questo comporta. Siamo donne coraggiose e forti, ma
stufe dell'atteggiamento che la Chiesa ha assunto nei nostri confronti.
Siamo donne di fede e per questo preferiamo guardare in faccia prima
al messaggio di Cristo che alla legge dell'istituzione Chiesa. Siamo
donne stufe di tacere. Lei può esserci di grande aiuto. E
io nel mio piccolo mi rendo disponibile per qualsiasi consultazione,
nel tempo mi sono documentata molto sull'argomento nella speranza
che tutto ciò possa servire un giorno. Be' forse quel giorno
è arrivato, con lei. grazie.
Gianni Vattimo
Dal 1964 Giovanni Vattimo insegna all'Università di Torino,
dove è stato anche preside della facoltà di Lettere
e Filosofia. È stato visiting professor in diverse università
americane, è vicepresidente dell'Academia de la Latinidade,
è parlamentare europeo e componente della Commissione cultura
e della Commissione per i diritti e le libertà dei cittadini
Vattimo è un filosofo di fama internazionale. Si è
sempre battuto e si batte contro i dogmatismi che alimentano violenze,
paure e ingiustizie sociali. La sua stessa teoria filosofica del
"pensiero debole" (che lo ha fatto conoscere a mezzo mondo)
considera la progressiva riduzione della violenza e dei dogmatismi
come via obbligata per l'emancipazione umana. Con il suo recente
lavoro Credere di credere ha rivendicato al proprio pensiero anche
la qualifica di autentica filosofia cristiana per la post-modernità.
Ecco perché ho ritenuto che il suo parere, sul tema in questione,
potesse essere prezioso. Ho trovato un uomo gentilissimo e di una
disponibilità ignota a qualche suo collega minor. È
proprio vero che la modestia è dei grandi uomini (come diceva
un mio vecchio professore).
Accenno al professor Vattimo del mio lavoro e gli chiedo di rispondere
a qualche domanda.
La continenza è un carisma di particolare
fascino. Molti sacerdoti vivono il loro stato verginale come un
grande dono ricevuto da Dio e per suo amore riescono a farlo, forse,
senza particolare sforzo; ma accanto ad essi c'è una moltitudine
che, pur sentendosi intimamente legata al suo ministero, non riesce
ad essere fedele alla promessa data: il richiamo sessuale è
più forte. Tra questi ci sono quelli che escono allo scoperto
e si sposano, con tutte le avversità e conseguenze che conosciamo.
Ma c'è un'altra parte che preferisce la clandestinità,
con tutti i problemi morali e materiali che sappiamo. Tutto a causa
di una norma del codice canonico (non di origine divina) che impone
ai sacerdoti il celibato. È questo un fenomeno di portata
sociale, di una certa rilevanza, che scatena crisi di coscienza,
che impone sacrifici di ogni tipo; lei, che è stato sempre
attento e sensibile ai problemi sociali, mi dice cosa ne pensa?
La tematica del celibato ecclesiastico, è
diventata di attualità con quei casi che si sono avuti in
America, mi riferisco agli abusi sessuali, alle violenze su minori,
ai fenomeni di pederastia e quant'altro, tutti ad opera di preti.
A me sembra poco religiosamente giustificabile il fatto che la questione
sessuale sia così centrale per la Chiesa. È come se
noi venissimo da una tradizione secondo cui tutto ciò che
è immorale ha a che fare con il sesso.
Se uno parla di un film immorale a nessuno viene mai in mente che
sia un film sul banditismo, sulla tortura, ma si tende sempre a
vedere l'immoralità in un film dove la gente si lascia andare
a pratiche sessuali illegittime o eccessive. Ciò è
brutto perché riduce la moralità al dilemma tra il
privarsi degli organi ad hoc o il resistere a denti stretti per
tutta la vita contro queste pulsioni. Ed è quello che segna
proprio la Chiesa Cattolica, perché poi le Chiese protestanti,
le Chiese riformate, la Chiesa anglicana (che non è nemmeno
eretica è solo scismatica) hanno nei confronti del celibato
ecclesiastico un atteggiamento più rilassato, tanto è
vero che la Chiesa anglicana, o almeno quella episcopaliana americana
ammette persino dei vescovi omosessuali.
Se ho ben capito, lei pensa che tutto abbia origine
dal fatto che la Chiesa cattolica è molto attenta alla morale
sessuale, finendo col fare del sesso il peccato dei peccati.
A mio parere è tutto un eccesso di attenzione,
di tensione, tipicamente cattolico, romano su questo tema, che non
ha corrispondenze in altre situazione religiose. Io credo che neanche
nel mondo ebraico accada questo. Il rabbino non è costretto
al celibato. Mi sembra che nel mondo cattolico ci sia una generale
sessuofobia che poi si dissolve un po' quando si parla del matrimonio
dei laici, ma che ritorna quando si parla del matrimonio dei preti.
Attenzione! Non parlo di religiosi che fanno i voti di castità,
povertà e obbedienza (se ci riescono, ben per loro), mi riferisco
ai preti che sono dei ministri, cioè dei servi, della comunità
che dovrebbero poter amministrare i sacramenti a prescindere dal
loro stato.
Ha provato a chiedersi perché la Chiesa
cattolica persiste in questo atteggiamento di chiusura assoluta
verso il matrimonio dei suoi ministri?
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