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PREFAZIONE
All'inizio del suo libro, Camillo Albanese, in un
breve scritto intitolato "Per giustificare me stesso",
cita una pagina del Curriculum vitae in cui Benedetto Croce, dopo
aver affermato: "Non saprei scrivere di me, come individuo,
delle mie intenzioni, azione e sentimenti, senza urtare in due e
contrari pericoli l'accusa sistematica e la sistematica apologia
- aggiunge - come Catullo una volta voleva essere totus nasus così
io vorrei essere giudicato come tutto pensiero".
In verità l'autore non aveva bisogno di giustificarsi.
Sull'opera del grande filosofo esistono studi sterminati, essendosi
egli occupato di tante manifestazioni della cultura, dalla filosofia
alla storia, dalla letteratura alla critica estetica, ma sulle sue
abitudini, sulle sue amicizie, sulle sue simpatie o idiosincrasie,
sui suoi affetti c'erano soltanto tanti aneddoti (come quelli preziosi
del ritratto del suo devoto amico Gino Doria), i quali erano però
slegati tra loro.
Camillo Albanese ha ricostruito la vita di Benedetto
Croce, dall'infanzia fino agli ultimi giorni, sia rintracciando
la ricca aneddotica che lo riguarda, sia raccogliendo testimonianze
e confidenze degli amici, comprese quelle di un personaggio che
lo frequentò negli ultimi anni, ben noto agli italiani, Alessandro
Cutolo che i più anziani ricordano per la rubrica culturale
intitolata Una risposta per voi, che tenne per sedici anni alla
RAI-TV con il suo irrinunciabile accento napoletano e che lo aveva
reso popolarissimo.
Albanese ha il merito di cogliere Croce nella sua
quotidianità senza rimpicciolirlo nel pettegolezzo perché,
per tutto il libro, circola un sentimento di affettuoso rispetto
anche quando si riferiscono atteggiamenti o battute che rivelano
aspetti di un carattere a volte brusco e sarcastico. Benché
sembrasse che su di lui ormai tutto fosse stato scritto, il libro
fa fare a chi vuole conoscere un Croce intimo senza però
trascurare, come egli desiderava, il Croce "tutto pensiero",
nuove scoperte sulla sua vita familiare, sulle sue amicizie, sulle
sue abitudini.
Il criterio a cui Camillo Albanese si è attenuto
è quello d'illustrare, anche con episodi che possono sembrare
di poco conto o marginali, la vita del filosofo vedendola riflessa
come in tanti specchi in quello che loro pensavano di lui e in quello
che egli pensava di loro.
Albanese è andato anche a scovare persone
che, pur non essendo degli studiosi, avevano frequentato Croce,
come i1 proprietario di una pizzeria, il barbiere o la vicina di
casa. Egli segue cosi la giornata del filosofo da mattina a sera,
nell'alternarsi della sua attività di studioso con gli impegni
e le incombenze comuni a ciascuno. Si scopre che, quasi ogni giorno,
verso le undici egli andava a mangiarsi una pizza alla marinara.
La sua vicina di casa, al terzo piano di Palazzo Filomarino, fa
rivivere Croce padre con le sue tenerezze per le figlie piccole,
ricorda i bellissimi presepi che esse costruivano, parla del suo
grande senso di ospitalità per cui non si sapeva mai a casa
Croce per quante persone si dovesse cucinare perché c'era
sempre qualcuno invitato all'ultimo momento. Nell'ultima guerra
durante i bombardamenti angloamericani si scendeva nelle caverne
di tufo che fungevano da ricovero sotto il palazzo; in un angolo
sotto un arco, racconta Albanese: "avevano attrezzato un posticino
per Croce con una lampadina dalla luce molto intensa. Qui il filosofo
in piedi e incurante di quanto gli accadeva intorno, continuava
imperterrito a studiare". L'autore riesce a spigolare particolari
molto gustosi, come la resistenza di Croce a recarsi dal sarto perché
non sopportava il rituale delle misure. "Allora la moglie,
la cara signora Adele - riferisce al nostro biografo la vicina di
casa - comprava la stessa stoffa del vestito abitualmente indossato
e, assieme ad un vecchio abito, li portava dal sarto il quale procedeva
a confezionarlo. Quando l'abito era pronto, la signora Adele lo
sostituiva al vecchio e il filosofo l'indossava, felice che gli
abiti a lui durassero una vita. Infatti quando vedeva mio padre,
con il quale era in molta confidenza, gli diceva: Enri', guarda
che stoffa 'stu vestitö, lo tengo da dieci anni e sembra nuovo".
I librai erano i suoi principali interlocutori e
l'autore ha consultato quelli ancora viventi, frequentati da Croce
a piazza Dante, a via Medina, ai Gradini di Sant'Aniello. Il decano
dei librai napoletani ricorda come Croce riuscisse a scoprire il
libro che gl'interessava anche sotto il mucchio sistemato su una
bancarella: "L'impressione è che fosse il libro a cercare
lui e non lui il libro".
Nel primo capitolo Albanese riassume la vita di
Croce dalla nascita fino alla sua fine e ne ricostruisce l'adolescenza
e la giovinezza in una Napoli ricca di personalità eccezionali,
da Flores a Puoti, a De Sanctis e poi successivamente a Giustino
Fortunato, a Salvatore Di Giacomo, Vittorio Imbriani, Ruggero Bonghi,
Francesco D'Ovidio, Francesco Torraca. C'è un mancato appuntamento
con D'Annunzio, che gli aveva chiesto di accompagnarlo a visitare
la chiesa di Santa Chiara e poi non vi si presentò, un comportamento
che fu quasi il seme dell'antipatia che egli nutrì per colui
che definì "un dilettante di sensazioni".
È descritto il Croce innamorato della donna
che gli fu compagna per vent'anni, Angelina Zampelli, "donna
d'imperiale bellezza" e che trepida per la sua salute.
Dopo la morte di lei sposa la sua allieva, Adele
Rossi, che gli fu moglie amorosa. Si susseguono poi i capitoli sugli
amici e discepoli, sulla sua esperienza come ministro della Pubblica
Istruzione sui suoi rapporti, per molti anni fraterni e poi, per
certi versi, drammatici, con Giovanni Gentile, un periodo fondamentale
per l'opera di queste due personalità che giganteggiano nella
cultura italiana del '900. È rievocato anche il primo incontro
con il giovanissimo Giovanni Laterza che divenne il suo editore
e sono raccontate le difficoltà iniziali del rapporto con
l'esigentissimo studioso che si trasformò poi in un sodalizio
di perfetta collaborazione. Si aprono spiragli su tanti periodi
della vita del filosofo, dall'epoca del fascismo in cui era sorvegliato
da un agente che era diventato quasi amico, ai tentativi del regime
di sopprimere la rivista La Critica, che Mussolini non favorì
perché non voleva essere considerato un persecutore di Croce,
ai viaggi all'estero, agli incontri con intellettuali stranieri
Wossler, Mann e Burkhardt, agli approcci del gesuita padre Lombardi.
II libro è frutto della ricerca minuziosa
di quella che lo stesso Croce considerava piccola aneddotica, ma
che egli stesso non disdegnava quando rievocava personaggi della
storia o della letteratura. Questo metodo ha permesso ad Albanese
di darci il Croce padre affettuoso, il Croce , come s'intitola un
capitolo, "delle smanie e manie", il Croce innamorato,
il Croce dal carattere orgoglioso che lo indusse addirittura a un
duello e di sezionare, per cosi dire, il suo pensiero sintetizzando
le sue idee sui temi più vari dal femminismo alla massoneria,
al comunismo, dai giovani alla vecchiaia. Accuratissima la bibliografia
che riguarda gli epistolarí e i giornali a cui Croce ha collaborato;
molte le fotografie rare.
Non era facile scoprire in Croce un personaggio
inedito, ma Albanese ci è riuscito con un lavoro da certosino
per cui si può considerare questo libro un efficace contributo
per ripercorrere la vita dei grande filosofo colto nella sua intimità
e, soprattutto, nella sua umanità.
Giovanni Russo
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